I prezzi bassi spingono Argentina e Uruguay fuori dalla corsa al mirtillo
Nonostante le sfide in corso, si prevede che il Perù possa espandere ulteriormente la sua posizione dominante nel settore dei mirtilli a livello mondiale.
I mirtilli continuano a conquistare i consumatori di tutto il mondo grazie al loro gusto, alla convenienza, ai benefici per la salute e alla capacità di percorrere lunghe distanze senza perdere la qualità. La loro disponibilità tutto l'anno e la loro resistenza rispetto ad altri frutti di bosco hanno contribuito a mantenere una forte domanda. Ma secondo l'analista del settore Andrés Otermín, mentre l'interesse dei consumatori rimane alto, la situazione è più complicata per i coltivatori e gli esportatori.
Un tempo coltura altamente redditizia, i mirtilli sono diventati meno redditizi a causa dell'aumento dell'offerta globale e del calo dei prezzi. Nella stagione 2024/25, il Perù ha raggiunto un record esportando oltre 300.000 tonnellate, recuperando il calo dell'anno precedente. Altri produttori dell'emisfero meridionale, come il Cile, l'Argentina e l'Uruguay, hanno ridimensionato le loro esportazioni, in difficoltà di fronte ai prezzi bassi e al vantaggio competitivo del Perù.
Le esportazioni del Cile sono scese da 110.000 tonnellate a meno di 90.000, mentre Argentina e Uruguay sono ormai operatori di nicchia. Anche in Perù i profitti si stanno riducendo, spingendo i coltivatori ad adottare pratiche più efficienti e a sostituire le varietà più vecchie con altre migliori. Nonostante le sfide, si prevede che il Perù amplierà la sua posizione dominante, arrivando a fornire il 75% dei mirtilli dell'emisfero meridionale nella prossima stagione. Anche la qualità dovrebbe migliorare, ma è probabile che i prezzi rimangano bassi, a meno che non si verifichi una penuria.
fonte: blueberriesconsulting.com
foto: today.com